I killers della luna di miele

Titolo originale: The Honeymoon Killers
Regia: Leonard Kastle
Sceneggiatura: Leonard Kastle
Fotografia: Oliver Wood
Montaggio: Richard Brophy, Stanley Warnow
Suono: Fred Kamiel
Interpreti: Shirley Stoler, Tony Lo Bianco, Mary Jane Higby, Doris Roberts, Kip McArdle, Marilyn Chris, Dortha Duckworth, Barbara Cason, Ann Harris, Mary Breen, Elsa Raven, Mary Engel, Guy Sorel, Michael Haley, Diane Asselin, William Adams, Eleanor Adams
Produzione: Warren Steibel per Roxanne Company
Durata: 110 minuti
Prima proiezione: 4 febbraio 1970

Sinossi:
Le gesta di una coppia di serial killer americani realmente esistiti partono dall’incontro dapprima epistolare poi carnale tra Martha Beck, infermiera nubile con ormai scarse speranze di accasarsi, e Ray Fernandez, playboy che vive truffando anziane signore sole. Desiderosa di cambiare vita, Martha lascia tutto e si unisce alle prodezze dell’uomo divenendo sua complice. Lui continuerà a trarre in inganno le donne, chiedendone la mano per poi derubarle, lei fingerà di essere sua sorella a patto che Ray non abbia mai alcun rapporto sessuale con le future vittime…

Noti come “lonely hearts killers”, assassini di cuori solitari, i veri Raymond Fernandez e Martha Beck morirono l’8 marzo del 1951 sulla sedia elettrica e fino all’ultimo – almeno così riportano le cronache – non smisero di scambiarsi sguardi amorosi e complici. La coppia di psicopatici compì i propri misfatti nel secondo Dopoguerra, ma il folgorante e unico film del compositore Leonard Kastle sposta l’azione agli anni Sessanta rendendola contemporanea, più folle e incongrua. Il produttore televisivo Warren Steibel voleva realizzare un film indipendente sul caso che aveva fatto un certo scalpore nel Paese e assunse il poco più che debuttante Martin Scorsese (nel 1967 aveva esordito con Chi sta bussando alla mia porta) per dirigerlo. L’approccio di Scorsese si rivelò poco funzionale ai circa 200.000 dollari di budget: pare infatti che il regista fosse troppo scrupoloso e il produttore decise, dopo un pomeriggio impiegato a inquadrare bene una lattina di birra, che gli serviva qualcun altro e così lo licenziò. Il suo posto fu preso in seguito a varie vicissitudini da Kastle, che di lavoro faceva (e poi farà) il musicista ma che, anche grazie al magnifico bianco e nero della fotografia di Oliver Wood, riuscì a realizzare un film elegante e spiazzante. I killers della luna di miele fa infatti del grottesco una delle sue note dominanti, quasi fosse percorso da una corrente sotterranea di black comedy, pur mantenendo rigore e brutalità. Steibel e Kastle si ispirarono soprattutto al cinema europeo d’autore, la stessa matrice che Benton e Newman “usarono” per scrivere Gangster Story. Eppure per Kastle I killers della luna di miele doveva essere una “confutazione assoluta” del lavoro di Penn: laddove Beatty e Dunaway erano fascinosi omicidi, Martha e Ray (interpretati dalla corpulenta Shirley Stoler e da Tony Lo Bianco che poi diventerà un volto ricorrente in diverse crime stories) sono sordidi, ridicoli, goffi, il loro “amore” non ha niente di romantico ma è fondato sulla psicopatologia e nutrito di morbosità. Un lavoro, dunque, che non riprende il mood di Penn, ma che al contrario si pone come antitesi pur cercando tra le pieghe dell’amour fou la radice di delitti efferati e desideri di evasione da una vita ordinaria. Il film guadagnò subito il plauso critico negli Usa e piacque molto in Europa (Truffaut in particolare ne fu entusiasta), ma al botteghino il piatto pianse. I killers della luna di miele rimase così nel tempo un film di culto: solo a distanza di una ventina d’anni dall’uscita venne ristampato e ricominciò a circuitare. Il suo stile – sospeso tra Nouvelle Vague e racconto americano – risulta ancora oggi particolarmente originale e di una modernità sorprendente.

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